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schepisCosimo Giorgio Schepis , conosciuto come Nuccio Schepis, ( classe ‘55) è un artista calabrese, pittore, ma soprattutto scultore e restauratore. L’artista reggino è anche noto per aver giocato un ruolo fondamentale nel restauro 2010-2011 dei due storici Bronzi di Riace, facendoli ritornare sani e salvi nella loro casa, il da poco restaurato Museo Nazionale Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria.
Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti (scultura) di Reggio Calabria, nel 1978 lascia la Calabria per trasferirsi a Cortina d’Ampezzo dove insegna presso il locale Istituto d’Arte, poi meta su Milano, dove lavora come restauratore di affreschi, stucchi e cornici, presso la Pinacoteca di Brera. Sempre a Milano, inizio anni ‘80 si trova fondatore del gruppo “I Mediterranei”. Nel 1986 si trasferisce a Roma, dove lavora presso L’Istituto Nazionale Per la Grafica, come restauratore e stampatore d’Arte.

Continua negli anni la sua ricerca come scultore, pittore ed incisore e frequenta assiduamente un gruppo di artisti della Scuola Romana ed Internazionale, tra questi il gruppo storico dei “Trattisti” con i quali intraprende una interessante ricerca artistica. Dal 1982 si reca spesso negli Stati Uniti, dove nei suoi lunghi soggiorni continua la sua opera d’artista in un contesto sicuramente che l’ha perfezionato sotto l’aspetto umano e professionale.

In questi anni ha partecipato a numerosissime collettive e personali in Italia e all’estero, dove si trovano i suoi lavori presso enti pubblici e collezionisti privati. Attualmente vive e lavora tra Reggio Calabria, Roma e gli Stati Uniti. Schepis è un artista a tuttotondo. Mani sapienti e talentuose che hanno saputo da sempre creare, curare, l’arte e gli animi artistici della nostra terra. Ciò che voglio evidenziare oggi di questo artista è la sua particolare arte pittorica. Espressione sublime di immagini contemporanee che sanno manifestare un tumulto di emozioni.

L’ispirazione metafisica delle sue opere pittoriche è senza dubbio una continuazione di ricerca artistica nata dalla suo arte principale, quella scultorea. Nei dipinti notiamo la matrice di espressione figurativa basata su sagome e volti non definiti nei dettagli, provenienti appunto dalle non lontane sue opere scultoree. Questo è un esperimento riuscitissimo nel ridimensionare l’arte da appunto una dimensione quella tridimensionale a quella bidimensionale. Gli effetti sono fantastici. Volti e sagome sui quali emergono forti espressione di stupore, dolore, di lacerazione che emergono con segni sintetici e colorati. E’ quasi una Raffigurazione di maschere teatrali legate probabilmente alle commedie greche che si svolgevano sulla costa jonica, magari all’interno del teatro di Locri, terra ricca di arte e cultura e di storica matrice grecanica.

Forse l’artista vuole creare con i suoi segni un legame forte ed estremo tra con le sue origini, con sua terra dove la colonna portante e il capitello rappresentano probabilmente le fondamenta dell’essere umano ai legami. Amori ed esseri alati, corpi che si intrecciano e visi che si incrociano tra onde di dolore e gioia. Colori tenui e linee sfumate per creare una rappresentazione diffusa, contemplativa, non completamente concentrata sul soggetto ma a tutto il contesto pittorico in cui è calato. Le opere di Nuccio sembrano una scenografia su un palco teatrale, sul quale allo stesso tempo gli attori da lui stesso diretti consumano il dramma e la commedia, tra scenari fatti di colori e forme metafisiche che ben spiegano il messaggio nato dall’animo dell’artista.

Domenico Spanò