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civetta vaso rid80.jpgRadiocivetta ritiene di dovere mettere in risalto ancora i nuovi commenti del Professore Vincenzo Mollace, colpito e affondato dall’articolo di Anastasia “Calabria, terra degli dei, terra di nessuno. La Cupola sopra di noi…

Il Titolo del Commento-fiume come al solito non lo pronunciamo, lo lasciamo all’autore che che ama e conosce le lingue, dal dialetto romanesco al colto inglese e ai classici greco e latino, e rispondiamo in premessa con questo detto, nella lingua morta che lui conosce benissimo e che è:

“Excusazio non petita accusatio manifesta”
Per parlare chiaro ai molti della plebe non acculturati come il nostro Professore significa:
” Scusarsi quando non è richiesto è una autoaccusa evidente".

 
Ecco il Titolo coniato dal Professore, che qualifica il personaggio stesso, oltre al contenuto che ci trasporterà, come vedrete, nostri pochi cari e selezionati lettori, tra cui ora potremo annoverare anche l'accademico, nelle più alte vette del sapere in ogni campo.

Scusi Professore se la si costringe a leggere lunghi periodi tortuosi, ma lei è allenato a leggere ben più lunghe trattazioni, sebbene di carattere molto più elevato. Non si stancherà!


Ecco la perla nera dal titolo: " Contromerdate gentili": 

mollace prof vincenzo.jpg
Gentile Anastasia,
mi informano nuovamente della sua contro-replica alla mia lettera di qualche settimana fa e mi trovo, obtorto collo (aridaje col latinorum), costretto a replicare (per l’ultima volta, giuro). Le confesso, in via preliminare, la mia scarsa attitudine all'interlocuzione con chi nasconde la mano dietro l'anonimato di uno pseudonimo, per altro fascinoso. Ho l'abitudine di guardare in faccia chi si interfaccia con me. Capisco, in ogni caso, come sia più comodo e sicuro celarsi dietro un nome d'arte (anche se rimangono le mie perplessità sulla sua specialità artistica, visto che le sue parole non chiariscono il retro-pensiero che ispira il nome d'arte che lei si attribuisce).

Tuttavia, dal momento che mi promette ampia soddisfazione di controparte in Tribunale, mi auguro poter avere svelato in quella sede l'arcano della sua identità. In ragione di questo, mi vedo costretto ad alcune puntualizzazioni sulla sua replica che, pur se introdotta dall'espressione "gentilmente", trasuda stille di veleno che mal si addicono ad una gentile signora.

Venendo al tema della presente, non proverà dispiacere se parto dalla coda (non mi fraintenda, parlo della sua replica). Ho riletto con attenzione le mie poche righe di replica (non ne avevo copia, in verità) e, francamente, non ho avuto l’impressione che il mio italiano fosse così malvagio. Capisco che lei sia adusa a ben altri virtuosismi lessicali e, del resto, dovevo immaginare di essere incappato in una vera e propria cultrice della lingua. In ogni caso, a parte qualche refuso di battitura, mi tengo il mio italiano frutto di onesti studi classici, preferendolo (non mi quereli per questo) al suo lungo e monotono parafrasare (il mio vecchio maestro di lettere avrebbe segnato con doppio tratto bleu i suoi periodi lunghi sino all\'ossessione).
Che siano questi i segni di un nevrosi d’ansia mal celata? Del resto, provando un interpretazione psicologica al suo scritto, si evincono tratti caratteriali volti alla bipolarità (misto di depressione ed esaltazione nevrotica associata agli spunti fobici), che spiegano anche la scelta dello pseudonimo.

E' noto, infatti, come Anastasija Nikolaevna Romanova, quartogenita dell\'ultimo zar Nicola II di Russia e della zarina Aleksandra Fëdorovna, sia stata personaggio circondato da un alone di leggenda per la sua storia affascinante ed anche oggetto di molta filmografia.
E' noto, altresì, come la vicenda andò a finire piuttosto male dal momento che non è ancora chiarito quale sorte abbia assistito la triste fanciulla. Capisco la vena aristocratica che, evidentemente, taluno immagina di attribuirsi. Tuttavia, anche nella scelta del personaggio cui immedesimarsi, emergono inquietanti perplessità non essendo stato lo stesso, evidentemente, assistito da buona fortuna.Pare, tra l'altro, che la malasorte degli ultimi Romanoff, più che dalla furia bolscevica, sia stata determinata da una congiura degli amici più stretti dello zar. Si guardi, quindi, da certi suoi amici.

Come si dice per l\'AIDS, se lo conosci non ti uccide!!!!! (ne uso cinque ad abundantiam). Non voglio, in ogni caso, annoiare lo sparuto gruppo dei suoi lettori con una web language competition (aridaje con l\'inglese). Non mi pare che ricorrano le condizioni di parità per questa bisogna. L'unica ulteriore precisazione che mi concederà, riguarda il carattere di vezzeggiativo che lei attribuisce all\'espressione Cecè. Per vezzeggiativo si intende, in lingua italiana corretta e non in ostrogoto, un alterazione della parola che ne modifica (in senso migliorativo e, frequentemente, peggiorativo) il senso finale della stessa. Ciò si realizza, di norma, attraverso l'aggiunta di un suffisso (etto, uccio, ino, accio ecc.) ovvero attraverso una riduzione dei caratteri della parola (diminutivo, spesso peggiorativo). Non mi sembra che Cecè appartenga a questa categoria. Ribadisco, in ogni caso, come tali espressioni abbreviative siano da annoverare nella categoria degli acronimi.
Tra l'altro, il suo greco antico mi pare vada leggermente aggiornato dal momento che acronimo deriva dalla sintesi di acron (estremità) e da onoma (nome), e si utilizza generalmente per indicare un nome (ovvero una parola leggibile) formata con le lettere o le sillabe iniziali o finali di determinate parole. Ciò si può realizzare anche attraverso una ripetizione periodica del termine abbreviato (come è nel caso di Cecè). In ogni caso, sfido la coorte di suoi informatori, a trovare un Cecè a Casignana. Sic stantibus rebus, non si infastidisca per i miei eccessi di latinismo, passiamo al resto.

Mi stupisce, in verità, che i suoi informatori (solitamente più informati di me sulle mie cose al punto da inventarsi anche quello che non esiste), non le abbiano segnalato che io sia un cardiologo.

E\' vero, infatti, che ho conseguito la specializzazione in Cardiologia col massimo dei voti molto prima che qualche giornalaccio (gestito da noto pregiudicato autorizzato dal Trib. di RC) decidesse di occuparsi stabilmente di me e della mia famiglia.
Che io sia cardiologo, infatti, è noto a mezzo mondo, anche e sopratutto ai miei colleghi con cui ho rapporti di seria collaborazione scientifica e formativa. Mi stupisce ancora di più, in verità, che lei (o chi per lei) sia stupita del nesso tra farmacologia e cardiologia. I cardiologi, infatti, curano anche con i farmaci i propri pazienti, anche quelli dal cuore nero come la pece come i miei detrattori. Del resto, e chiudiamo la partita, i suoi (rari) lettori possono andare sul sito del National Health Institute di Bethesda (non dell\'accademia della Tigna), www.ncbi.nlm.nih.gov/Pubmed, e digitare il mio cognome (senza acronimi o vezzeggiativi).
Ad essi compariranno i lavori internazionali pubblicati dal mio gruppo. Potranno da ciò derivare cognizioni sul mio stato curriculare di prima mano e non per interposta persona. In merito alle presunte fratellanze dello scrivente, la gentile Anastasia continua ad attribuirmi affratellamenti che non mi sono nè usi nè noti.

Del resto, mi pare che l'articolista, forse in ragione di presumibili natali jonico reggini altolocati o di certe amicizie molto strette con soggetti che di ambienti affaristico-mafio-massonico se ne intendono, sembri essere una vera esperta in tale materia.

Ne deriva che potrà fornire ragguagli migliori rispetto a quanto possa fare io intorno a certe congreghe, anche se mi pare che la truppa sia fortemente fuori rotta su queste cose. In merito poi ai miei presunti meriti amministrativi, non si disturbi nell'attribuirmi meriti non miei. A rovinare la Comunità Montana di Bovalino hanno fortemente contribuito molti dei miei predecessori, sicuramente non estranei all\'entourage dell'amabile articolista. Noi semmai abbiamo provato, riuscendovi, a risanare quanto demolito da certe consorterie così care alla mite e gentile Anastasia ed ai suoi strettissimi amici.

Infine, mi consenta di provare un moto di rimorso per averle evocato sensazioni sgradevoli parlando di carogne ed affini. Capisco che, a furia di frequentare certa gentaccia, le si siano inibiti i centri dell\'olfatto, ma penso che un certo olezzo sgradevole dovrebbe emanare più da certe sue frequentazioni che dalle mie parole. In ogni caso, mi scuso per il disturbo arrecato alla sua psiche e per i danni biologici prodotti con il mio scritto, ma mi sembrava utile contribuire al forum (per pochi intimi) che si è innescato intorno a questa vicenda. Il resto, sarà materia di atti legali ed a questi rinvio per una serena conclusione della vicenda.

Prof. Mollace

P.S. Faccio mie le raccomandazioni che Le vengono fatte da un gentile lettore, che si inserisce con grande saggezza sul tema, in merito all'inutilità di una lite via web.
Su una sola cosa dissento dalle sue affermazioni.
L'aplomb anglosassone che mi attribuisce, non deriva da una particolare vocazione alla passiva accettazione delle stronzate che una qualsivoglia congrega di accattoni ci può indirizzare. Più semplicemente tale atteggiamento deriva dal fatto che certo pseudo giornalismo, da killer prezzolati, non rientra tra le mie letture preferite. Del resto, ritengo che sia la stessa cosa anche per la quasi totalità dei reggini, i quali sanno cosa fare di certi giornalacci.
 

Dopo l'uso, tirano giu l'acqua del water, e non se ne parli più.