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300pxpianadi gioiatauro agrumeti.jpg"... E che dire poi della piana di Gioia Tauro? A mio avviso fu compiuto il più grande delitto contro la natura. Una valle rigogliosa che avrei annoverato fra le grandi “meraviglie del mondo” piena di piante di olivi, aranci, mandarini ed altro che in primavera questi ultimi emanavano dai loro fiori “zagare” un profumo inebriante veramente notevole. Distrutto tutto per far posto ad un faraonico porto, senza sbocco industriale o commerciale e che doveva essere il porto a servizio del quinto polo siderurgico mentre in quel momento in tutta Europa si stava attuando lo smantellamento di quelli esistenti dovuto alla crisi dell’acciaio.

La Calabria, è sempre una meravigliosa Regione Italiana nonostante le ingiuste critiche ed invettive che quotidianamente le vengono addossate.


Molti personaggi di questa terra sono stati mirabilmente richiamati nell’articolo apparso su Radiocivetta, intitolato “I Calabresi dominanti sono i responsabili dello sfascio totale”.

D'altronde l’articolo è così puntuale, arricchito da una critica fattiva e meticolosa che solo una Calabrese vera ed integra dalla testa ai piedi e che ama ardentemente la sua terra natia poteva scrivere.
Nella mia attività lavorativa ho collaborato, e tuttora collaboro, con personaggi, prevalentemente Calabresi, e tutti eccezionali come capacità creativa e soprattutto d’intelligenza.

Dai Migliardi Tasco, ai Sanzo, ed altri, il cui elenco sarebbe molto lungo, hanno sempre, con alterne vicende, sostenuto e difeso la loro terra.

E’ vero che molti risultati non sono stati sempre pari al loro impegno, ma hanno rotto nel tempo quella omertà, anche se non completamente, che era insita nel carattere dei vecchi Calabresi.

Si deve tener conto però che sia il potere politico che i grandi industriali del nord, non hanno fatto altro che sfruttare, nonostante molteplici resistenze, questa terra che per loro non era altro che una terra di conquista.

A testimonianza di ciò dobbiamo ricordare in particolare quel piano industriale che ha portato alla costruzione delle “cattedrali nel deserto” sorte in varie zone della Calabria, in special modo a Sibari, con lo scopo di far sorgere complessi industriali ma che all’atto pratico i Signori del nord hanno incamerato i contributi statali abbandonando i costosi complessi e trasferendo tutto nelle loro fabbriche del nord.

Non parliamo poi del porto di Sibari, un porto commerciale che non doveva assolutamente sorgere, costato una enormità di denari, e non sò che fine abbia fatto attualmente.
E che dire poi della piana di Gioia Tauro? A mio avviso fu compiuto il più grande delitto contro la natura.

Una valle rigogliosa che avrei annoverato fra le grandi “meraviglie del mondo” piena di piante di olivi, aranci, mandarini ed altro che in primavera questi ultimi emanavano dai loro fiori “zagare” un profumo inebriante veramente notevole. Certo ci sarà stata anche la complicità della gente locale che invece di ribellarsi è restata immobile. Forse la immobilità potrebbe essere derivata dalla sorpresa per tanto scempio.

porto gioia tauro.jpgDistrutto tutto per far posto ad un faraonico porto, senza sbocco industriale o commerciale e che doveva essere il porto a servizio del quinto polo siderurgico mentre in quel momento in tutta Europa si stava attuando lo smantellamento di quelli esistenti dovuto alla crisi dell’acciaio.

Certo che materialmente nessuno è stato colpevolizzato per tale scempio e per la cervellotica scelta ma oggi bisogna avere anche il coraggio di dire che fu uno dei grandi errori della politica italiana di quei tempi.

Dove erano allora i padri dei “verdi”, degli “ecologisti” ed in particolare dei “radicali” del mitico On. Pannella?
Non vi è traccia!

Come non vi è traccia di voci di dissenso del potere politico locale, forse soggiogato da quello illusionista nazionale. Soltanto alcune voci di dissenso vennero fuori a suo tempo da persone i cui interventi negativi le sono costate il mancato avanzamento nel lavoro a compiti più importanti.

Ora però non possiamo piangere sul latte versato! Bisogna che la gente Calabrese si svegli una volta per tutte e dia il suo contributo non solo alla propria Regione ma alla Nazione intera, mettendo da parte vecchi rancori che appartengono ad un passato che è meglio dimenticare.

Questa terra che per moltissimi anni è stata sempre dimenticata, oggi, e ne sono fermamente convinto, con la forza della sua gente, con i tempi che sono cambiati, può risorgere da quel torpore nel quale alcune persone l’hanno relegata.

Quindi forza Calabresi fate vedere a tutta la gente italica il vostro autentico valore.


Con affetto Pasquino, la voce di Roma