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Ammazzato allo stadio di Catania nell'esercizio delle Sue funzioni l'Ispettore Capo di Polizia Filippo Raciti.

Con sgomento e rabbia abbiamo appena appreso del Tg1 della notte quanto accaduto allo stadio di Catania durante una partita di campionato di seria A. Il derby Palermo-Catania. Al dodicesimo minuto del secondo tempo si è scatenata la folle violenza omicida di alcuni tifosi, che sarebbe più giusto definire vili assassini. Né e è sorta una guerriglia.

 

Il giovane ispettore capo di polizia Filippo Raciti, di 38 anni, è rimasto ucciso, colpito al volto un da una bomba carta, all’interno dell’auto di pattuglia in cui si trovava. Un altro agente è rimasto, al momento in cui scriviamo, le 23 e 30 di venerdi 2 febbraio, gravemente ferito, insieme ad altri colleghi. Ferite anche un centinaio di persone. Le notizie al momento sono ancora scarse e frammentarie.

Vogliamo denunciare il nostro sdegno per questo atto di efferatezza nei confronti di uomini e donne appartenenti alle forze dell’ordine che, per una misera paga, mettono ogni giorno in gioco la loro vita per la tutela dello stato.

Poliziotti e Carabinieri che conducono un’esistenza durissima insieme alle loro famiglie, che spesso lasciano orfane con conseguente scarsa sussistenza che equivale a indigenza.

Siamo vicino alle le persone rimaste ferite mentre erano lì, alcune per passare qualche ora di gioia, le altre per tutelarle.

Alla Famiglia dell’Ispettore Capo Filippo Raciti, ucciso mentre compiva il Suo dovere, che lascia la moglie e due figli, vanno le nostre sentite condoglianze.

E' d'obbligo una riflessione: perché tanta aggressività! Perché le folle si scatenano negli stadi e nelle manifestazioni di piazza con una ferocia senza limiti? Ricordiamo il G8 di Genova e tante altre simili circostanze.

Ci viene da pensare che forse la gente è piena di un risentimento senza volto, per una vita misera, senza prospettive. Senza quella cultura che la aiuterebbe ad affrontare gli eventi in modo civile e razionale. Questa vita misera è il terreno di coltura da dove emergono gli istinti più arcaici e bestiali per rivendicazioni che forse dovrebbero essere rivolte altrove, in modo civile. Un altrove che non sanno individuare o non possono colpire.

Sono esseri malati, che non funzionano, e in determinati momenti, quando l’eccitazione è al massimo, perdono il controllo dei freni inibitori, già sicuramente scarso nei momenti normali e diventano come belve inferocite. Una furia senza ritegno li possiede e seminano terrore e morte.

Che Dio metta la Sue mani sulle nostre anime ferite e addolorate.

 

roma 03 Febbraio 2007