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ambiente_02_locride_small.jpgSciascia pagò di persona la scoperta e la denuncia dell’avvio nel SUD di una nuova gestione coloniale del potere da parte della mafia dell’antimafia. L’ipocrisia e la viltà connotano oggi l’azione dei rappresentanti politici meridionali che belano le proprie adesioni alle sfilate dell’organizzazione del prete CIOTTI per festeggiare ogni nuova consegna volontaria di territori meridionali a quell’organizzazione senza più ricorrere alle stragi mafiosavoiarde ma come semplice conseguenza dell’applicazione acritica del credo antimafia in chiave neocoloniale.

Ciò che rende particolarmente mortificante il comportamento odierno dei politici d’origine meridionale è il confronto tra quanto operano oggi costoro e la dignità e il coraggio manifestato cinquant’anni fa da chi sedeva in Parlamento eletto dai Popoli del SUD.

Abbiamo trovato la copia di un intervento che conferma la nostra denuncia e ne proponiamo la lettura a quanti sperano che si realizzi l’auspicio che il SUD “…venga trattat(o) alla stregua di tutte le altre regioni d'Italia, cioè alla stregua della legge ….”:

"LE COMMISSIONI PER ÌL CONFINO DI POLIZIA E LA COSTITUZIONE ITALIANA": Il discorso del Senatore Rocco Agostino pronunciato al Senato della Repubblica nella seduta dei 26 ottobre 1955:

PRESIDENTE: E' iscritto a parlare il senatore Agostino, il quale, nel corso'del suo intervento, svolgerà anche l'ordine.,del giorno da .lui presentato. Si dia lettura dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE: Il senatore Agostino ha facoltà di parlare.

AGOSTINO: Onorevole Presidente, onorevole Ministro, onorevoli senatori, l'argomento è. di attualità palpitante; non avrebbe dovuto esserlo, perché la parola della Costituzione è chiara, e chiaramente venne intesa in altro momento, non soltanto da coloro che dettarono la Costituzione, ma anche da coloro che vennero subito dopo. Il Parlamento del 1948 si espresse non una volta sola, ma più volte; si espresse nel senso che l'istituto-dell'ammonizione,e l'istituto del confino non esistessero più in Italia come tali, non potessero esistere: non per ragioni politiche, ma per ragioni strettamente giuridiche. Si sa che l'ammonizione ed il confino; come il tribunale speciale, sono istituti sorti nel periodo buio della vita Italiana.

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Sono sorti nel 1869.

AGOSTINO: L'ammonizione ed il confino di polizia sono istituti prettamente fascisti, per il loro contenuto; particolarmente per le ipotesi contemplate dalla legge di pubblica sicurezza, in ordine all'applicabilità dell'ammonizione e del confino.

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Il confino politico fu abolito dalla Costituente, e lei lo sa.

AGOSTINO: Nel 1944 venne abolito il confino politico e rimase l'altro; ma nel 1944 noi non avevamo ancora la Costituzione, non si era riunita ancora la Costituente. Avevamo un Governo Bonomi, sì, ma non avevamo la Costituente, che si espresse dopo il 2 giugno 1946 si espresse attraverso l'articolo 14 della Costituzione che vado a leggere, perché purtroppo la Costituzione si cita ma spesso non si legge. L'artìcolo 13 dice:,« La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge ». E' una norma imperativa di chiara precettività. TAMBRONI, Ministro dell'interno. Quale è la legge?

TERRACINI: Certo non può essere la legge fascista! .

AGOSTINO: Onorevole Ministro mi lasci dire. Ogni qualvolta la restrizione o meno della libertà personale, detti la norma espressa, l'autorità; giudiziaria, e solo quella, può restringere la libertà personale, in base al secondo comma, dell'articolo 13. Questo comma va messo poi in netta correlazione con il terzo comma: «In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori che devono essere comunicati entro 48 ore all'autorità giudiziaria, e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto ». 'Dai due commi, integrati a vicenda, si rileva il fatto che dalla Costituzione risultano contemplate due autorità: una autorità che si chiama giudiziaria, ed una autorità che si chiama di polizia. Indubbiamente voi non direte che le Commissioni provinciali per il confino siano autorità giudiziarie. Esse sono autorità di polizia. E l'articolo 13 della Costituzione dice nettamente che, dal momento di entrata in vigore della Costituzione, soltanto l'autorità giudiziaria ha la possibilità di limitare la libertà personale degli individui. Perché dico questo ? Perché nel 1955 si sta violando apertamente e crudelmente la Costituzione, in spregio, ripeto, a quanto altre volte venne affermato, particolarmente nel Senato. Non mi importa del fatto che oggi siano in discussione dinanzi alla prima Commissione tre disegni di legge relativi alla riforma della pubblica sicurezza, perché questa riforma potrà riguardare altre norme, ma non la norma relativa all'ammonizione ed al confino, in quanto questi istituti sono già caduti. In ordine a questi istituti occorreranno disposizioni grafiche per dare atto che effettivamente le norme relative sono un di più, sono inesistenti, sono inoperanti; ma non altro. Si tratterà della riforma di altri articoli; dell'articolo 2, dell'articolo 6, dell'articolo 19, di tante altre norme; ma, per quanto riguarda questi istituti, di essi non si potrà parlare. In ordine a tali istituti, il Parlamento dovrà dare atto che, per norma costituzionale, essi sono caduti, perché sono, onorevole Presidente ed onorevole Ministro, degli istituti infami. Si dice: anche prima del fascismo esistevano tali istituti. Ma anche prima del fascismo c'era un articolo 164 della legge di pubblica-sicurezza? E c'era un articolo 165 della medesima legge? Leggiamo il 164: « II Questore, con rapporta scritto motivato e documentato, denuncia al prefetto per l'ammonizione gli oziosi, i vagabondi abituali validi al lavoro non provveduti di mezzi di sussistenza o sospetti di vivere con il ricavato di atti delittuosi, e le persone designate dalla pubblica voce come pericolose socialmente. Sono altresì denunciati per l'ammonizione i diffamati per delitti di cui all'articolo seguente ». In quel tempo, sotto quel regime, si poteva attendere anche alla pubblica voce, anche ai cosiddetti diffamati, ma dopo il 25 luglio 1943 ciò non può più essere perché si sa come si è diffamati. Vi può essere una stampa ostile, ben preordinata, ed ecco che un cittadino, qualunque esso sia, viene portato innanzi alla Commissione per il confino. L'articolo 165 della legge di pubblica sicurezza, riguardante il confino, non fa che ribadire quello che attiene ai cosiddetti diffamati: « E' diffamato chi è designato dalla voce pubblica come abitualmente colpevole ». Ecco la voce pubblica, la diffamazione. Pare di essere ai tempi della «colonna infame», quando bastava essere tacciati di untorismo per essere trascinati davanti a quei giudici di cui resta traccia nel libro immortale di Alessandro Manzoni. Poteva la coscienza collettiva italiana, dopo il 25 luglio 1943, tollerare che restasse questo istituto? Era la voce collettiva che diceva di no: però la voce collettiva non bastava, occorreva la legge. Ma questa,, purtroppo, non venne subito, perché alla legge di pubblica sicurezza 18 giugno 1931, n. 773, nel 1944 non seguì l'abrogazione della ammonizione e del confino, ma seguì una modificazione. In quel tempo ancora vi era la monarchia, vi erano i decreti-legge luogotenenziali; non era stata ancora liberata tutta l'Italia dal fascismo, poiché vi era al nord la Repubblica sociale. Allora vi erano ancora degli interessi che contrastavano con le libertà fondamentali del popolo italiano. Ma quando i cittadini vennero chiamati ad eleggere la Costituente, la Costituente si espresse nel modo che ho detto, si espresse con netta decisione, perché non si richiamò ad un'altra legge integrativa, né dettò una norma programmatica o direttiva. E' una norma che ha una vis attuale. Non lo dico io, lo dissero i giuristi, e lo disse il Senato in altro momento. Infatti la 1' Commissione del Senato nella seduta del 25 novembre 1948, così si espresse: «La 1' Commissione del Senato della Repubblica (Affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno), ritenuta l'urgenza che la legge di pubblica sicurezza venga senza ulteriori ritardi adeguata alle norme costituzionali, afferma che nel frattempo non possono essere applicate le norme della vigente legge di pubblica sicurezza contrarie alla Costituzione. Prende atto della volontà del Ministro dell'interno di presentare al Senato, entro i primi di dicembre, il nuovo disegno di legge, e, tenuto presente il progetto Scoccimarro, riafferma la necessità dello stralcio della materia corrispondente a questo disegno di legge e da mandato al Presidente per la presentazione dopo il più rapido esame del disegno di legge all'Assemblea». Nel dicembre 1948 venne presentato dall'onorevole Scelba, allora Ministro dell'interno, un disegno di legge, con il quale nettamente si diceva che gli istituti dell'ammonizione e del confino non dovessero più esistere, perché venuti meno per effetto della Costituzione, Subito dopo venne convocata la Commissione, che si espresse decisamente per l'approvazione, o, meglio, per la cancellazione delle norme relative alla ammonizione e al confino, e la relazione venne affidata ad un uomo di grande statura, ad Umberto Merlin. Non voglio leggere quello che egli scrisse allora. Certa cosa è che fu egli autorevolmente a dire, interpretando la voce degli italiani, interpretando la voce del Parlamento del tempo, che gli istituti dell'ammonizione e del confino non possono più operare in Italia.

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Non operano certamente contro le persone per bene.

AGOSTINO. Onorevole Ministro,, di fronte alla legge non vi sono persone per bene o persone che non siano tali. Lei, che è un giurista, sa bene che anche il condannato a morte ha diritto di essere giustiziato con quelle forme che la legge prescrive. Lei mi dice « persone per bene », e so a che cosa si riferisce,

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Se lo sa lei!...

AGOSTINO: Onorevole Ministro, anche la 1a e la 2a Commissione di questo Senato si espressero nettamente in ordine a questi istituti. La 2a Commissione, per bocca del senatore Monni, sardo, ebbe a deplorare che ancora in Italia funzionassero le Commissioni per il confino e che la gente ammanettata venisse condotta innanzi a queste Commissioni le quali non dovrebbero esistere, non dovrebbero operare. Anche la 1a Commissione, per bocca del senatore Piechele, in questa occasione, ha constatato dolorosamente che la Costituzione non viene applicata, e che innanzi alla stessa Commissione pendono un disegno di legge e due proposte per i quali non si è potuto ancora stendere il testo definitivo da sottoporre all'esame dell'Assemblea. Dunque, l'eroica 2a Commissione, memore che secondo la Costituzione la libertà dei cittadini deve essere affidata alla sentenza del magistrato, al potere dell'Autorità giudiziaria, rivendica a questo potere ogni attività che attenga a tale libertà.

TAMBRONI. Ministro dell'interno: Ci sono due magistrati nella Commissione per il confino.

AGOSTINO: Ma i due magistrati non sono la Magistratura, perché questa Commissione è presieduta da un Prefetto, e vi partecipano un Questore, un ufficiale dei carabinieri ed altri funzionari. Inoltre, queste Commissioni provinciali qualche volta si pronunziano senza possibilità dell'appello, senza il gravame di merito, e spesso dipendono da lei, onorevole Ministro, perché è lei che decide, è lei che spesso interviene ad avvinghiare o a sciogliere. TAMBRONI: Ministro dell'interno. Mi dispiace di doverle dire che la Commissione di appello è presieduta dal senatore Bisori.

AGOSTINO: Non mi riguarda, non è l'Autorità giudiziaria. E' una Commissione di polizia alla stregua del terzo comma dell'articolo 13 della Costituzione.

TAMBRONI: Ministro dell'interno. C'è una proposta di legge per l'abolizione, che è stata presentata al Senato nel dicembre 1953.

AGOSTINO: Onorevole Ministro, guai se il Senato potesse, mantenendo gli istituti dell'ammonizione e del confino, violare impunemente la Costituzione. Non è nei nostri poteri di dettare delle norme, sia pure diverse da quelle attuali, relative a questi istituti, perché, ripeto, questi istituti sono caduti; ed è questo il nostro presidio, è questo il presidio dei liberi cittadini, i quali non guardano a quelli che sono per bene o a quelli che sono per male, ma guardano alla legge nella sua integrità e ne reclamano l'applicazione in ogni caso, nei riguardi di tutti. Ma perché il senatore Monni sardo, perché io, Rocco Agostino, calabrese, insorgiamo contro la violazione della Costituzione? Perché in Sardegna hanno operato e forse operano ancora, ed in Calabria pure, le Commissioni di confino. Lei l'ha disposto...

TAMBRONI: Ministro dell'interno. Ne assumo intera la responsabilità. AGOSTINO. Anche di fronte alla Costituzione e alla legge?

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Certo.

AGOSTINO: Lei sta violando la Costituzione, onorevole Ministro. TAMBRONI, Ministro dell'interno. Ho restituito libertà e pace alle persone per bene della sua Provincia.

AGOSTINO: Nella mia Provincia ha fatto scendere i « marziani »... (ilarità) ...e non mi dispiace, perché noi calabresi siamo strenui tutori della legge, noi .vogliamo che la legge venga applicata, vogliamo che i latitanti vengano arrestati, vengano eseguiti i mandati di cattura, i colpevoli condotti in carcere; vogliamo che le strade vengano ripulite, non vogliamo il banditismo; ma con la legge, con l'articolo 13, secondo comma, della Costituzione. E l'Autorità giudiziaria che ha mezzi, anche in ordine ai socialmente pericolosi... TAMBRONI, Ministro dell'interno: Anche quando i sindaci erano i favoreggiatori dei latitanti?

AGOSTINO: Onorevole Ministro, non le parlo di casi singoli...

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Mi parli dei casi singoli.

AGOSTINO. Lei mi vorrebbe trascinare su questo terreno...

PRESIDENTE: Prego di non fare dialoghi.

AGOSTINO: Onorevole Ministro, per quanto attiene alle persone socialmente pericolose, io le dico che, venuto meno l'istituto dell'ammonizione e del confino, la legge italiana non ha un vuoto, perché essa può operare attraverso la Magistratura ordinaria, attraverso l'Autorità giudiziaria. II titolo ottavo del Libro secondo del Codice penale è intestato: «Delle misure amministrative di sicurezza», articoli da 199 a 325, e riguarda le misure, anche preventive, da prendersi contro le persone socialmente pericolose. Vi sono inoltre anche le norme di rito: il Codice di procedura penale regola la materia con gli articoli 301, 485, 486, e da 633 a 647. Anche durante il periodo istruttorio c'è la possibilità di adottare misure di sicurezza, per disposizione del giudice istruttore, nei riguardi delle persone socialmente pericolose; di modo che, se prima della legge di pubblica sicurezza, se durante la legge di pubblica sicurezza, se in atto, noi abbiamo una legislazione che riguarda anche queste persone, come si fa a violare impunemente l'articolo 13 della Costituzione? Lei dice: «Mi parli della Calabria, mi parli dei casi singoli».

TAMBRONI, Ministro dell'interno. Ho detto « mi parli dei casi singoli » e non della Calabria.

AGOSTINO. Sono i sindaci che vennero confinati. Lo so, ma non difendo questi sindaci, perché non so cosa sia stato loro addebitato; né, quasi quasi, voglio conoscerlo. Non difendo loro, né difendo i sindaci successivi, i quali, per aver protestato contro l'atto inconsulto, vennero senz'altro mandati a casa dal Prefetto. No, non le dico se questi sindaci rispondessero alla volontà precisa di quelle popolazioni, io le dico che anche gli ergastolani, una volta usciti dal carcere per grazia o altro motivo, i detenuti, una volta scontata la pena, hanno diritto come cittadini di essere trattati conformemente alla legge. Ma in Calabria, in Sardegna, in Sicilia, si può fare quel che si vuole, perché è terra di nessuno, è terra bruciata.

TAMBRONI, Ministro dell'interno: Questa è la peggiore offesa che possa fare alla sua Regione, ed io mi auguro che lo stenografo non abbia registrato le sue parole!

AGOSTINO. Io prego che lo stenografo le registri. Siete voi che la Considerate tale, attraverso quello che fate. Guardate che risultati avete avuto. PUGLIESE, Sottosegretario di Stato per l'interno. E' una esigenza sentita da tutti, anche da lei.

AGOSTINO: La sento anche io, ma sento anche qualche altra cosa che voi non sentite. Voi non avete mandato sufficiente personale nelle caserme, dei carabinieri, né avete istituito abbastanza caserme. Non i tutti i Comuni della Calabria hanno delle caserme.

TAMBRONI: Ministro dell'interno. Le avranno. AGOSTINO. Lo vogliamo anche noi. Noi vogliamo che la Calabria venga trattata alla stregua di tutte le altre regioni d'Italia, cioè alla stregua della legge. Questo reclamiamo per la Calabria. Voi oggi parlate con insistenza del brigantaggio, dell'onorata società, della « ‘ndranghita », della « fibbia ». Quanti nomi per questa Calabria! Può darsi che ci sia un motivo politico, remoto, originario; può darsi che queste associazioni, oggi a delinquere, siano derivate da soprusi delle autorità, del principe. Anche io voglio che si combatta l'onorata società; ma coi vostri provvedimenti forse la rinsalderete, perché, sapete, c'è un codice di onore. Per ragioni, di onore, si sono riuniti in brigantaggio o in altre associazioni. Questo volevo e dovevo dire. Mi richiamo alla Costituzione. Non mi fermo sui casi singoli, dico che avete fatto bene a mandare i «marziani » per ripulire l'ambiente, avete fatto bene a rastrellare le armi. Ma quanti coltelli avete rinvenuto, quanti fucili da caccia a retrocarica o ad avancarica, quanti cannoni, quante bombe a mano, quante cassette di dinamite? (Interruzione del senatore Carelli). Quel pericolo che voi avete gridato in ordine a tutto l'ambiente, non c'è nella misura che voi dite. Non vi sono né cannoni, né mitra, né bombe, né veleno. Non avvengono le decapitazioni di Castelgandolfo, non avvengono i processi dei miliardi ai danni dell'Erario. Contro Brusadelli non avete proceduto, contro quelli che hanno commesso il delitto a Castelgandolfo non avete proceduto, contro i ladri, i truffatori dei miliardi ai danni dello Stato Non avete proceduto. La Calabria è la terra bruciata, ma essa non tollererà il vostro operato ed a suo tempo saprà resistere, saprà reagire. (Commenti), Quel che io dico non è per la Calabria sola, ma per il decoro della Repubblica italiana. (Vivi applausi dalla sinistra. Congratulazioni)”.arte_locride_03_small.jpg

 

 

 

 

 

 

 

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